Progetto pedagogico
IL PROGETTO PEDAGOGICO
La scuola equiparata dell’infanzia di Mori è gestita da un’Associazione composta da volontari, opera perseguendo finalità non lucrative, ed è iscritta all’Albo provinciale del Volontariato dal 1998.
L’Associazione “Scuola autonoma della comunità M. Peratoner”, coerentemente con le premesse, si caratterizza per lo volontà di esprimere quotidianamente un impegno volto a realizzare ciò che è racchiuso nella denominazione della cosiddetta “ragione sociale”.
La scuola dell’infanzia di Mori è autonoma in quanto dai tempi dei Fondatori fino ai giorni nostri l’iniziativa scolastica è stata e viene gestita da persone che volontariamente si impegnano a realizzare i fini statutari.
La parola autonomia in relazione con la dimensione educativa vuol significare la capacità di saper cogliere i bisogni educativi e di saperli poi tradurre, da parte dei rappresentanti della Comunità locale, in una coerente forma organizzativa.
Come è ben descritto nella “ragione sociale”, viene in evidenza che la scuola dell’infanzia di Mori è autonoma e appartiene alla “comunità” nella misura in cui i suoi rappresentanti interpretano nella scuola stessa i bisogni, le necessità, e la cultura della Comunità locale.
L’autonomia pedagogica si fonda, inoltre, sul diritto – dovere dei genitori di educare i propri figli, non determinato da un principio di autorità, bensì dal diritto naturale dell’uomo.
Prima ancora che una competenza dello Stato e dell’Ente pubblico, il diritto – dovere di educare i figli è costituito da una predisposizione della persona umana, iscritta nel “codice genetico” dell’uomo, senza che alcuna legge abbia avuto modo di generarla.
L’iniziativa scolastica autonoma si fonda proprio su questa premessa: è il diritto naturale che legittima le persone a rispondere ad un bisogno educativo e ad organizzarsi per formulare una risposta strutturata.
L’attività pedagogico-didattica non può prescindere da questa idea di scuola e dalle conseguenze che ne derivano una volta che i concetti di autonomia e di comunità vengono declinati nella programmazione e nella progettazione educativo-didattica.
I concetti relativi ad “autonomia” e a “comunità” sono, infatti, carichi di implicazioni educative in quanto essi ci trasmettono il senso della capacità d’iniziativa, dell’orientamento delle risorse nel rispetto della persona umana e dell’ambiente, dello sviluppo delle relazioni umane in ordine ai concetti di sussidiarietà, solidarietà e cooperazione, della interiorizzazione di regole morali ed etiche, della consapevolezza della dimensione trascendente, della necessità che i progetti educativi per lo sviluppo della personalità tengano conto dell’importanza dell’ambiente comunitario, dell’importanza dei riferimenti culturali e religiosi necessari per garantire al bambino l’integrazione con il tessuto delle relazioni comunitarie.
La Scuola dell’infanzia di Mori seleziona quindi, tra i molteplici significati della parola comunità, quelli più coerenti con i propri fini statutari e che sono in grado di interagire con le conoscenze e le competenze che vengono riconosciute al bambino.
La ricerca scientifica e l’esperienza di molti anni sul “campo” hanno modificato il modo di intendere il bambino che frequenta la scuola dell’infanzia.
In virtù di questi “guadagni” il bambino oggi viene visto come un soggetto che “partecipa al processo educativo”.
Non c’è quindi la passività che obbliga l’educatore quasi a riversare conoscenze e competenze, quanto piuttosto una sorta di dialogo tra il bambino e il personale docente. Nel formulare i contenuti del progetto pedagogico occorre tenere presenti queste premesse ed essere consapevoli delle conseguenze che tutto ciò implica: un bambino che partecipo al processo educativo porta con sé uno storia, un vissuto sia o livello emotivo che razionale e, nella misura in cui la famiglia gli ha trasmesso questo contesto e lo ha stimolato ad esplorare la realtà, è membro fin da ora della comunità locale, e non solo dal punto di visto anagrafico.
A questo punto la scuola dell’infanzia ha il dovere di operare affinché il processo di maturazione della personalità non sia staccato dal contesto comunitario, ma tragga da esso quegli elementi educativi che possono poi diventare esperienza spendibile in altri contesti culturali. Far entrare la comunità nella scuola dell’infanzia non significa soltanto aprire le porte alle associazioni locali, ma anche tenere conto di ciò che la parola comunità “rappresenta” a livello educativo.
Comunità rappresenta il collegamento con una storia, con le proprie tradizioni, con i riti e con i momenti pubblici durante i quali la comunità si esprime.
Comunità vuoi dire opportunità di crescere in un ambiente nel quale non si è estranei gli uni agli altri.
Comunità ed educazione stanno insieme quando, grazie ad uno sforzo consapevole e ad una scelta libera, volontari e famiglie mettono a disposizione le proprie conoscenze e competenze essendo sempre consapevoli che il punto verso cui guardare è costituito dal benessere del bambino.
La scuola dell’infanzia di Mori, nell’ambito dei fini statutari, deve favorire ogni possibile integrazione con la comunità locale, ben sapendo però che la prima comunità è costituita dalla famiglia.
DAGLI ORIENTAMENTI ALLE SCELTE EDUCATIVE
L’analisi del contesto in cui opera la scuola equiparata dell’infanzia di Mori e la definizione di alcune priorità, necessarie per rispondere con responsabilità alla domanda educativa, ci permettono di osservare con maggiore consapevolezza i riferimenti normativi contenuti nel testo degli Orientamenti ( il testo rogrammatico adottato a partire dall’anno scolastico 1995-96 che norma e indirizza lo svolgimento dell’attività educativa per tutte le scuole dell’infanzia della nostra Provincia).
Negli Orientamenti sono contenuti i riferimenti educativi e pedagogici necessari per l’elaborazione di un progetto di scuola attento ai bambini e alle bambine, ai loro ritmi e tempi di crescita; sono altresì presenti indicazioni metodologiche importanti e criteri possibili per l’interpretazione delle attività suggerite, nonché una visione complessiva della scuola dell’infanzia come primo, autentico momento di avvio del percorso scolastico per tutti i bambini.
Il testo degli Orientamenti propone di rappresentare l’insieme delle esperienze di relazione, gioco, apprendimento e rilassamento, che i bambini possono vivere nella scuola, come contenute in tre distinti “Ambiti”, tre punti di vista sull’esperienza che guidano e promuovono il processo di crescita attraverso la progressiva differenziazione dei percorsi e dei contesti educativi .
Ciascun Ambito identifica una specifica sezione curricolare, complementare e in interazione rispetto alle altre, ma al tempo stesso unitaria. Troviamo così l’Ambito della comunicazione che prende in esame e sostiene i linguaggi e le competenze necessarie al bambino per parlare di sé, comunicare con gli altri, e leggere il mondo circostante (le sezioni dedicate sono quelle dei linguaggi verbali, del suono e della musica, dei linguaggi visivi, grafico, pittorico, plastico, audiovisivi e multimediali, dei linguaggi del corpo). Troviamo l’Ambito della identità personale e relazionale che si occupa di osservare e sostenere lo sviluppo della persona e delle relazioni per offrire un contesto di senso alla vita individuale, collettiva e comunitaria (le sezioni dedicate sono: la costruzione dell’identità; identità e socialità; identità e senso morale; identità, domanda di senso ed educazione religiosa). Infine l’Ambito della azione e conoscenza che si interessa delle azioni che i bambini compiono, fisiche e mentali, per comprendere il mondo circostante e intervenire modificando la realtà (vengono inserite tre sezioni: il corpo: movimento e conoscenza; l’intervento sul reale: manipolare e ‘progettare; il pensiero e la realtà: strutturazione e organizzazione).
LE SCELTE EDUCATIVE
La presenza di una storia, di esperienze vissute positivamente, di valori divenuti tradizioni, consente all’uomo di progettare il futuro e il cambiamento, avendo alle spalle un passato ricco e vitale da cui trarre indicazioni e orientamenti.
Riconoscere ad ogni bambino e ad ogni bambina che entra nella scuola una propria storia, familiare e comunitaria, è il primo atto di un lungo processo di integrazione sociale e culturale che la scuola dell’infanzia oggi propone. E qui sono implicate tutte le capacità di ascolto e comunicazione che il personale insegnante e ausiliario mette a disposizione dei bambini e delle bambine e delle loro famiglie; si tratta di un passaggio importante perché la pluralità dei linguaggi ( verbali, iconici, del corpo, del suono e della musica e altri ancora) e la centralità dichiarata del bambino, permetteranno ad ognuno di costruire il “proprio” linguaggio in continuità con la famiglia, dando voce ai bisogni, sviluppando il pensiero e potenziando la relazione con gli altri (Ambito della Comunicazione).
L’attività teatrale rimane, per la nostra scuola, una via principale per promuovere e rendere consapevoli tutti i bambini delle potenzialità dei propri strumenti di espressione e di ascolto. Parlato e immagine, musica e movimento, si fondono per dare vita alle drammatizzazioni e alle narrazioni, strumenti indispensabili per raccontare di sé, incontrare l’altro e il mondo circostante.
Il passo successivo, nel corso del triennio, sarà la costruzione di una storia comune, di un’esperienza scolastica caratterizzata innanzitutto da una presenza rassicurante dell’insegnante, quale punto di riferimento affettivo e relazionale, e da un susseguirsi di attività e percorsi didattici che gradualmente accompagneranno i bambini e le bambine a sentirsi parte di un gruppo, di uno spazio scolastico e di un ambiente, che è territorio, modi di parlare, di giocare e di imparare, di divertirsi e di collaborare (Ambito della Identità Personale e Relazionale)
Le scelte organizzative sono fondamentali per raggiungere questo obiettivo e dovranno tenere conto della necessaria differenziazione dei percorsi didattici, ma anche della offerta di pari opportunità a tutti i bambini; in tal senso le esperienze di laboratori a progetto sembrano creare le migliori condizioni affinché vi sia un reale rallentamento delle attività e delle proposte didattiche, con un conseguente approfondimento delle possibilità di apprendimento e di relazione tra i bambini e gli insegnanti. Un apprendimento più significativo e vissuto è l’obiettivo metodologico che la scuola si pone per offrire uno miglior qualità dell’insegnamento e dei servizi connessi. Lo documentazione delle proprie attività è la forma di invito alla collaborazione e al dialogo con la famiglia (Ambito dell’Azione e della Conoscenza).
Lo storia comune sarà improntata quindi a potenziare l’iniziativa e l’impegno di ciascun bambino, base dello sviluppo e delle autonomie della persona, e il senso di responsabilità personale quale regolatore dei rapporti nel gruppo. La pratica dello stare insieme e il valore dell’amicizia saranno le basi su cui promuovere la sensibilità verso le diverse scelte etico-morali che incidono e determinano il nostro comportamento. A tal fine la scuola attingerà ai valori specifici della comunità proponendo ai bambini esperienze di relazione, di vita sociale comunitaria, senza tralasciare momenti di incontro anche con culture diverse, in uno prospettiva di confronto e di collaborazione orientata alla solidarietà, al dialogo e alla pace.
In questo modo si ritiene di concorrere più efficacemente a far acquisire al bambino, nello stesso tempo, la necessaria sicurezza di sé e della propria identità e una disponibile apertura verso l’altro.